Va in scena in Bulgaria la mostra INT/ESTerno di Varna: il design italiano dagli anni ’40 agli ’90, tra oggetti d’uso quotidiano, arredi urbani e creatività Made in Italy riconosciuta a livello internazionale

L’11 novembre sarà inaugurata a Varna, presso la sede locale dell’Unione degli Architetti di Bulgaria, la mostra “INT/ESTerno: il Design Italiano fra gli anni ’40 e ’90 del Novecento”, evento promosso dall’Istituto Italiano di Cultura di Sofia, in collaborazione con l’Unione degli Architetti bulgara – sezione di Varna e con l’Università Libera “Chernorizets Hrabar”.

All’apertura parteciperà il professor Agostino Bossi, già docente ordinario di Design degli Interni all’Università Federico II di Napoli, che terrà una conferenza e introdurrà al pubblico bulgaro la mostra. L’esposizione sarà visitabile fino al 28 novembre.

Il cuore della mostra: il design italiano tra gli anni ’40 e ’90

L’esposizione racconta l’evoluzione del design italiano dal secondo dopoguerra fino alla fine del XX secolo, un periodo in cui la progettazione italiana ha conquistato fama mondiale. A partire dagli anni Cinquanta, architetti e artigiani si trasformano in designer, capaci di operare sia negli spazi interni delle abitazioni sia nell’organizzazione urbana.

La celebre frase di Ernesto Nathan Rogers del 1946, «dal cucchiaio alla città», sintetizza perfettamente questa capacità di estendere la creatività dall’oggetto più minuto fino alla scala urbana.

Scopri la mostra “INT/ESTerno” a Varna

Scopri la mostra “INT/ESTerno” a Varna

Una parabola creativa tra nascita, apice e trasformazione

Il percorso del design italiano può essere visto come una parabola: prende forma nel boom economico del dopoguerra, caratterizzato da un’industria in espansione, imprenditoria innovativa e una vivace sensibilità culturale e sociale. Il periodo di massimo splendore coincide con il riconoscimento internazionale delle creazioni italiane.

Negli anni Ottanta e Novanta, il settore affronta trasformazioni profonde: l’introduzione della produzione snella (lean production), la delocalizzazione e la diffusione delle tecnologie informatiche e della comunicazione globale. In questo contesto, l’identità del design italiano evolve, incorporando contaminazioni culturali e approcci interdisciplinari.

Progetti per persone e comunità

La mostra, di scena fino al prossimo 28 novembre, presenta immagini di oggetti e progetti sviluppati tra gli anni Cinquanta e Novanta, destinati sia agli ambienti domestici sia agli spazi pubblici. Il design italiano di quegli anni pone al centro il cittadino, la civitas, più che la sola città come insieme di edifici. L’attenzione all’essere umano si accompagna alla ricerca estetica, alla perfezione tecnica e a un approccio creativo che spesso include ironia.

Questo periodo segna il passaggio dall’artigianato alla produzione in serie, favorito dall’uso di nuovi materiali e tecniche, come nella realizzazione di mobili e lampade iconiche del Novecento italiano.

Il contesto storico: dalle origini al pieno sviluppo

Prima degli anni ’40, l’Italia era ancora in ritardo rispetto ad altri paesi nell’industrializzazione del design, a causa della forte tradizione artigianale e della lenta modernizzazione industriale, soprattutto al Nord. Negli anni Venti e Trenta, tuttavia, emergono correnti moderne come il Liberty, l’Art Déco e il Razionalismo.

Dopo la Seconda Guerra Mondiale, il design italiano si afferma pienamente: premi come il Compasso d’Oro (1954) ne consacrano la rilevanza. Negli anni Cinquanta e Sessanta, materiali innovativi come plastica e poliuretano, insieme alla produzione in serie, portano alla ribalta designer come Ettore Sottsass, Enzo Mari e Joe Colombo. Negli anni Settanta e Ottanta si consolida il modello “Made in Italy” come sistema integrato di progettazione, produzione e comunicazione. Successivamente, la globalizzazione e la delocalizzazione cambiano il paradigma produttivo, pur senza ridurre la creatività del settore.

L’esposizione a Varna permette di mostrare a un pubblico internazionale il contributo del design italiano nel Novecento. Non si tratta solo di celebrare il passato, ma di evidenziare come estetica, tecnica, produzione e impegno sociale siano stati uniti in un’unica visione progettuale.

Attraverso questa selezione di opere, il visitatore può comprendere l’attenzione verso l’uomo e la comunità, dalla casa alla città. In un’epoca di globalizzazione e standardizzazione, il design italiano di quel periodo resta un esempio di creatività nazionale con impatto internazionale, capace di mantenere la propria identità pur dialogando con il mondo.


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