Oggi, chi visiterà Palazzo Grimani potrà ammirare non solo la bellezza del dipinto, ma anche il percorso di conoscenza, tecnica e dedizione che ne ha permesso la rinascita: un incontro perfetto tra memoria, ricerca e arte viva
Un capolavoro del Seicento rinasce a Venezia. Dall’11 novembre 2025, la Samaritana al pozzo di Luca Giordano entrerà ufficialmente nel percorso permanente di Palazzo Grimani, aggiungendo un nuovo capitolo alla straordinaria quadreria del museo. L’opera, restaurata con cura e sottoposta a un lungo iter di acquisizione, sarà esposta nella Sala da Pranzo, dove dialogherà con dipinti come la Natura morta con nautilus, limoni, prosciutto e calice di Jasper Geerards e il Ritratto di Giovanni Grimani di Domenico Tintoretto, creando un contesto di continuità storica e visiva.
Un percorso complesso verso la rinascita che porta l’opera verso la mostra permanente
La vicenda della tela è segnata da vicissitudini che ne hanno messo a rischio la sopravvivenza. In passato, infatti, l’opera apparteneva a una società privata e fu coinvolta nel fallimento di una casa d’aste veneziana.
Dopo la segnalazione alla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio, il dipinto venne dichiarato di interesse culturale, passo decisivo che consentì al Ministero della Cultura di procedere con l’acquisto nel 2021. Successivamente, l’opera fu destinata a Palazzo Grimani, un luogo intimamente connesso alla storia della famiglia Grimani e al loro tradizionale mecenatismo.
Il restauro: un ritorno alla luce originale
L’intervento conservativo, affidato alla restauratrice Claudia Vittori e coordinato dai Musei Archeologici Nazionali di Venezia e della Laguna, ha permesso di restituire al quadro la brillantezza cromatica e la profondità materica che il tempo e interventi impropri avevano compromesso. Le analisi diagnostiche, comprese le indagini con luce ultravioletta, hanno rivelato ritocchi di epoche successive, aggiunti per rendere il dipinto più appetibile sul mercato antiquario.
È stata inoltre individuata una seconda tela di supporto, più ampia, che copriva i bordi originali con stuccature non autentiche. La loro rimozione, insieme alla pulitura delle vernici ossidate, ha permesso di riportare in superficie dettagli autentici e di recuperare le proporzioni originali del dipinto.
Le tecniche del restauro
Dal punto di vista tecnico, il restauro ha utilizzato solventi in gel, bisturi per la rimozione controllata dei materiali estranei e una reintegrazione pittorica selettiva, limitata alle aree danneggiate. Il processo si è concluso con l’applicazione di vernici protettive moderne, che assicurano stabilità e reversibilità, principi fondamentali della conservazione contemporanea. Il risultato, accuratamente documentato, offre oggi una lettura limpida e coerente dell’opera, restituendo alla pittura di Giordano la sua forza luminosa e spirituale.

La “Samaritana al pozzo” di Luca Giordano durante le opere di restauro
L’opera, in passato, era stata applicata su una seconda tela di dimensioni maggiori, con conseguente copertura dei bordi originali mediante stuccature. L’intervento ha consentito di recuperare aree autentiche della pittura, rimuovendo al contempo spessi strati di vernice e vecchi ritocchi attraverso l’impiego di solventi in gel e bisturi. Nuove vernici protettive e integrazioni mirate hanno restituito alla superficie un aspetto coerente e vicino all’originale.
Il nuovo allestimento nella Sala da Pranzo di Palazzo Grimani mira a evocare l’atmosfera della storica collezione Grimani, integrando opere esterne per ampliare il percorso espositivo e offrire ulteriori spunti artistici e storici. Secondo la storica dell’arte Valeria Finocchi, la Samaritana al pozzo rappresenta un esempio della piena maturità di Giordano, dove il linguaggio classicista si unisce a richiami alla statuaria antica e al Rinascimento romano, in particolare al Raffaello delle Stanze Vaticane. L’artista, noto per la sua straordinaria produttività e versatilità, seppe spaziare dal classicismo al barocco più teatrale, adattando con abilità il proprio stile alle diverse committenze e contesti.
La Samaritana al pozzo è attribuita con certezza a Luca Giordano (Napoli, 1634 – 1705), uno dei maggiori interpreti del barocco europeo. Gli studi critici e i cataloghi d’asta la collocano tra il 1680 e il 1697, periodo di piena maturità dell’artista. L’opera rivela un equilibrio raffinato tra classicismo e teatralità, dove si avvertono le influenze della pittura romana — dai Carracci a Pietro da Cortona e Carlo Maratta — unite alla vivace sensibilità cromatica che Giordano maturò durante i suoi soggiorni veneziani.
La composizione, dominata dal dialogo tra Cristo e la donna di Samaria, si distingue per la disposizione bilanciata delle figure e per l’uso sapiente della luce, che modella i volti e i panneggi conferendo intensità emotiva e dinamismo.
Un nuovo allestimento per un’antica quadreria
La collocazione del dipinto nella Sala da Pranzo di Palazzo Grimani rievoca l’atmosfera delle quadrerie nobiliari veneziane del Seicento. L’allestimento è concepito per restituire al visitatore l’esperienza di un’antica dimora patrizia, dove le opere dialogano in un equilibrio di epoche, scuole e stili. La Samaritana al pozzo, accostata ai dipinti di Geerards e Tintoretto, diventa così parte di un percorso che intreccia arte, collezionismo e memoria familiare.
Per celebrare l’ingresso della tela nella collezione pubblica, Palazzo Grimani ha ospitato il 10 novembre alle ore 14 un convegno dedicato al restauro dell’opera. Sono intervenuti Valeria Finocchi, funzionaria storica dell’arte del museo, Devis Valenti della Soprintendenza di Venezia e la stessa Claudia Vittori, che hanno illustrato le fasi dell’intervento e le scoperte emerse durante il lavoro.
Il recupero della Samaritana al pozzo rappresenta un esempio virtuoso di collaborazione tra istituzioni, professionisti del restauro e forze dell’ordine culturale. Grazie alla sinergia tra Ministero, Soprintendenza e Musei veneziani, un dipinto a rischio di dispersione è stato restituito alla collettività, divenendo testimonianza tangibile dell’impegno nella salvaguardia del patrimonio artistico nazionale.





