I fondi provenienti da Japan Tobacco International avrebbero potuto mettere il governo in conflitto con una convenzione per la salute pubblica di cui era il firmatario fondatore
Dare il buon esempio è tutto. Dopo quindici anni di collaborazione, il British Museum ha deciso di porre fine alla sponsorizzazione con Japan Tobacco International (JTI), nota per marchi come Benson & Hedges, Winston, Camel e Silk Cut. L’accordo, scaduto a settembre, ha visto la recente rimozione del logo JTI dal sito ufficiale del museo, segnalando la conclusione di un capitolo controverso nella storia del finanziamento culturale britannico.
La decisione coincide con la pubblicazione di un rapporto del Tobacco Control Research Group dell’Università di Bath, che analizza l’influenza delle corporation sulla salute pubblica. Lo studio evidenziava come la sponsorizzazione al British Museum fosse parte integrante di una strategia di lobbying di JTI, puntando a normalizzare l’immagine del tabacco attraverso il sostegno culturale.
Immagina di camminare tra le sale del British Museum, ammirando manufatti giapponesi acquisiti grazie ai fondi JTI. Ti viene spontaneo chiederti: quanto può pesare la provenienza del denaro sull’esperienza culturale? Questo caso ci invita a riflettere sul rapporto tra arte, etica e responsabilità sociale. La scelta del museo diventa quindi non solo un gesto istituzionale, ma anche un invito alla discussione pubblica.
Il ruolo delle istituzioni e la normativa
Sebbene il consiglio di amministrazione del British Museum abbia dichiarato che la scelta di non rinnovare il contratto è stata autonoma, alcune fonti riportano che il Dipartimento della Salute e della Protezione Sociale (DHSC) avesse comunicato al Dipartimento per la Cultura, Media e Sport (DCMS) la possibile violazione della Convenzione quadro dell’OMS sul controllo del tabacco, che vieta la promozione dei prodotti del tabacco.
Un portavoce del DCMS ha però sottolineato che non vi è stato alcun intervento governativo diretto: le regole esistono per garantire che gli enti pubblici non accettino fondi da settori problematici, e la decisione del museo è stata presa in autonomia. Nicholas Hopkinson, professore all’Imperial College London e presidente della ONG Action on Smoking and Health, ha accolto favorevolmente la scelta, definendola un passo importante verso una maggiore integrità etica delle istituzioni culturali.
Come venivano impiegati i fondi di JTI
Durante la partnership, il sostegno economico di JTI ha avuto diverse destinazioni:
- JTI Acquisition Fund, con cui sono stati acquisiti più di 2.400 oggetti, principalmente provenienti dal Giappone.
- Ruolo curatoriale dedicato alle collezioni giapponesi, attualmente supervisionato da Alfred Haft.
- Programmi comunitari, tra cui tour tattili per visitatori ipovedenti, visite in lingua dei segni, tour LGBTQ e attività per anziani isolati.
- Formazione del personale e dei volontari su accessibilità ed equità.
- Il museo ha riconosciuto che questa sponsorizzazione ha ampliato l’accesso e la fruizione della collezione a categorie spesso poco rappresentate, sottolineando l’importanza di equilibrare supporto finanziario e valori etici.
Dibattito etico sul mecenatismo culturale
La questione della sponsorizzazione da parte di aziende legate al tabacco non è nuova. Altre istituzioni britanniche, come la Royal Academy di Londra, continuano ad accettare supporto da JTI, mentre la Tate aveva già rifiutato tali finanziamenti nel 1991.
Il dibattito si intreccia con le nuove linee guida dell’Associazione dei Musei del Regno Unito, approvate il 7 ottobre, che invitano gli istituti a evitare fondi da aziende coinvolte in danni ambientali, violazioni dei diritti umani o attività in contrasto con i valori museali. La questione solleva riflessioni più ampie sul futuro del finanziamento culturale e sull’allineamento tra risorse economiche e principi etici.
- Perché il British Museum ha accettato fondi da JTI per così tanto tempo?
Il supporto di JTI ha permesso di finanziare acquisizioni, progetti curatoriali e programmi di inclusione. All’epoca, la decisione era vista come un modo per garantire stabilità finanziaria senza compromettere l’accessibilità pubblica. - Cosa cambia ora per i visitatori e le collezioni?
In termini immediati, nulla per la fruizione delle opere. Sul lungo periodo, il museo punta a reperire finanziamenti alternativi più allineati con principi etici, mantenendo la collezione accessibile. - Altri musei stanno affrontando problemi simili?
Sì, molte istituzioni nel Regno Unito, tra cui la Royal Academy e il Science Museum, devono bilanciare sostenibilità economica e responsabilità etica, soprattutto per i fondi provenienti da settori controversi come tabacco e combustibili fossili.

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