L’IA sta cambiando il modo in cui concepiamo l’arte, non solo come prodotto finale ma come processo creativo stesso

Robot antropomorfi che dipingono oppure figure metalliche in azione, richiamano il dialogo‑collaborazione tra uomo e macchina

Robot antropomorfi che dipingono oppure figure metalliche in azione, richiamano il dialogo‑collaborazione tra uomo e macchina

Stiamo vivendo un momento storico in cui la linea tra l’umano e il digitale si sfuma come acquerelli bagnati dall’acqua. L’intelligenza artificiale, con i suoi grandi modelli linguistici, non è più una curiosità scientifica o un espediente industriale: è un nuovo mezzo attraverso cui l’immaginazione umana può prendere forma. Alcuni guardano a questa tecnologia con timore reverenziale, paventando scenari apocalittici in cui la macchina supera l’uomo; altri, invece, intravedono opportunità di progresso simili a quelle che hanno accompagnato ogni rivoluzione tecnologica della storia.

Ma per capire davvero l’impatto dell’IA, occorre ricordare le radici profonde della computazione, da macchine ingombranti e fragili fino ai chip sofisticati di oggi. È una storia di strumenti che amplificano la mente, che trasformano il modo in cui pensiamo, creiamo e interagiamo.

L’avvento dell’intelligenza artificiale ha generato previsioni molto diverse riguardo al suo impatto sull’economia e sulla società. Alcune di queste previsioni temono scenari catastrofici: nel 2023, il ricercatore Eliezer Yudkowsky avvertiva che un’IA eccessivamente potente potrebbe minacciare l’intera vita sul pianeta. Altri, come Elon Musk, vedono nell’IA uno strumento capace di risolvere problemi globali come fame, malattia e povertà.

Sebbene in futuro si possa confermare l’idea di una discontinuità radicale, per comprendere il significato reale di questa tecnologia è essenziale riconoscerne la continuità con la storia della computazione e il suo legame con economia e cultura.

Dalla valvola al Pixel: le ere della computazione

La computazione è evoluta attraverso diverse fasi, ciascuna caratterizzata da innovazioni hardware rivoluzionarie che hanno trasformato il rapporto tra uomo e macchina. Ogni avanzamento ha reso possibili interfacce più intuitive, ampliando l’accesso alla tecnologia e creando nuove applicazioni. I grandi modelli linguistici (LLM), come ChatGPT o Claude, non rappresentano un’IA indipendente, ma l’ultimo stadio di questa evoluzione verso interazioni sempre più naturali.

Nella Seconda Guerra Mondiale, enormi computer a valvole erano i custodi di calcoli militari e scientifici, accessibili solo a pochi eletti. La loro fragilità e complessità li rendevano quasi mistici: programmare significava dialogare con una macchina in un linguaggio segreto.

Poi arrivò il transistor, piccolo e instancabile, che aprì le porte a matematici e scienziati, segnando l’inizio di una democratizzazione della computazione. I circuiti integrati degli anni ’60 permisero di parlare ai computer con linguaggi più vicini al nostro pensiero: BASIC, FORTRAN, COBOL. L’umanità poteva finalmente condividere la propria visione con la macchina, e non più il contrario.

Negli anni ’70 e ’80, i microprocessori portarono la potenza del calcolo nelle case e negli studi d’arte, mentre le interfacce grafiche trasformavano i computer in tele e pennelli digitali. Internet e gli smartphone negli anni ’90 e 2000 ampliarono questa tela infinita, connettendo mondi e culture in un’unica rete pulsante di informazione e creatività.

L’Intelligenza Artificiale: collaborazione o metamorfosi?

Oggi, i grandi modelli linguistici rappresentano l’ultimo stadio di questa evoluzione: strumenti capaci di comprendere e generare linguaggio umano, di suggerire idee, codici, immagini e forme. Non imitano l’intelligenza: la potenziano. Sono come compagni di atelier invisibili, pronti a co-creare con noi opere di complessità e bellezza fino a ieri impensabili.

Ci troviamo di fronte a una nuova era grazie a processori specializzati e chip per IA, che consentono di addestrare LLM su scala mai vista. Questi strumenti non imitano semplicemente l’intelligenza, ma ampliano le possibilità creative umane. Con un’interfaccia in linguaggio naturale, chiunque può interagire con il computer come con un collaboratore: programmatori, scrittori e scienziati stanno aumentando la loro produttività a livelli straordinari.

Il concetto di “adiacente possibile” emerge come guida poetica di questa nuova era: innovazioni che diventano reali solo quando la cultura, la tecnologia e la creatività convergono. L’arte digitale, i nuovi linguaggi visivi e narrativi, persino le performance interattive, si fondano su questa capacità di esplorare territori appena accessibili grazie all’IA.

Per l’Artista del XXI Secolo

In questo contesto, ogni creativo diventa esploratore di un oceano sconfinato di possibilità. L’IA non sostituisce l’artista: amplifica la sua visione, liberando tempo, energia e immaginazione. Come un antico pittore che scopre nuovi pigmenti, l’artista contemporaneo incontra strumenti che trasformano idee in realtà tangibili più velocemente e con una ricchezza espressiva senza precedenti.

L’era dell’IA non è solo un momento tecnologico: è un’opportunità culturale, un invito a ripensare la relazione tra mente, macchina e materia artistica. È un’epoca in cui il digitale e l’umano si fondono in un dialogo continuo, dando vita a un’estetica che non potevamo nemmeno immaginare.

O forse no. Siamo, in fondo, costretti a subire questo cambiamento con annesso declino della nostra fantasia, dell’ispirazione e del gusto per il bello?

È forse vero che troppo ferma è rimasta l’evoluzione umana, nelle sue discipline, da farci venire la strana ed insoddisfacente idea di farci mediare da un sistema di machine learning?

Stiamo entrando in un periodo in cui la tecnologia non è più solo uno strumento, ma il partner creativo (e lo abbiamo capito nostro malgrado). L’intelligenza artificiale secondo i più ottimisti, con i suoi modelli linguistici di nuova generazione, non mira a imitare l’intelligenza umana, ma a estenderla. La storia della computazione ci mostra che ogni rivoluzione tecnologica ha trasformato il modo in cui interagiamo con le macchine: dagli enormi computer a valvole della Seconda Guerra Mondiale ai microprocessori che hanno democratizzato l’informatica, fino ai dispositivi mobili che hanno portato la potenza di calcolo nelle tasche di milioni di persone. Oggi l’IA rappresenta il prossimo passo logico in questa evoluzione, con il dubbio che qualcosa però ci stia sfuggendo di mano.


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