Sicurezza al Louvre: il rapporto della Corte dei Conti francese svela anni di ritardi e scelte discutibili
Il recente rapporto della Corte dei Conti francese evidenzia una profonda incongruenza tra l’immagine del Louvre come simbolo universale della cultura europea e la sua sicurezza, in una sorta di effettivo dislivello sulla raele capacità di proteggere il proprio patrimonio. Il furto dei gioielli della Corona del 19 ottobre 2025 ha reso evidente quanto anni di decisioni sbilanciate e scarsa attenzione alla sicurezza abbiano indebolito l’istituzione museale ma non solo, probabilmente l’immagine della istituzione alla cultura del governo d’oltremanica. Per recuperare credibilità e assicurare la conservazione delle opere, il museo dovrà avviare una nuova strategia strutturale basata su investimenti costanti, una gestione più rigorosa dei tempi e una politica di sicurezza tecnologicamente più avanzata (e probabilmente coerente con il suo ruolo globale di capofila nei musei del mondo).
Ieri, 6 novembre 2025 la Cour des comptes francese ha diffuso un’analisi dettagliata sulla gestione del Museo del Louvre relativa al periodo 2018-2024, rivelando gravi criticità nelle strategie di sicurezza e manutenzione dell’istituzione culturale più visitata al mondo. Durante la presentazione del documento, il presidente Pierre Moscovici ha definito la situazione “un campanello d’allarme assordante”, collegandola simbolicamente al clamoroso furto di gioielli della Corona avvenuto appena tre settimane fa.

I gioielli rubati dal Louvre. Composizione di foto: Louvre/Alamy
Il furto dei gioielli della Corona che ha scosso Parigi
Cosa è successo, per chi se lo fosse perso (noi none abbiamo parlato perché le attività editoriali sul portale sono iniziate qualche giorno dopo). Il 19 ottobre 2025, in pieno giorno e probabilmente sotto gli occhi di tutti – in pieno stile Lupin o, per gli appassionati, Occhi di gatto -, una banda di quattro persone ha fatto irruzione nella Galleria dell’Apollo, sottraendo otto pezzi di inestimabile valore e quando diciamo inestimabile parliamo di molti zeri – tra cui un diadema con 2.000 diamanti e una collana di smeraldi e perle appartenuta a Maria Luisa, moglie di Napoleone I. Il bottino, stimato in circa 100 milioni di dollari, appunto ecco gli zeri, è stato portato via in un’operazione durata complessivamente meno di sette minuti. I ladri hanno utilizzato un camion con piattaforma elevabile per raggiungere una finestra del primo piano, l’hanno forzata con utensili elettrici, rotto due teche e sono fuggiti in moto lungo la Senna.
Secondo quanto emerso successivamente, l’unica telecamera esterna installata nei pressi della galleria non ha registrato il punto d’accesso dei malviventi. Inoltre, un’informazione imbarazzante è trapelata: la password del sistema informatico di sorveglianza era semplicemente “Louvre”, un dato già segnalato in un audit dell’Agenzia nazionale di cybersicurezza nel 2014.
A fine ottobre, le autorità francesi avevano arrestato due sospetti che hanno parzialmente ammesso il coinvolgimento, seguiti da altri cinque fermati nei giorni successivi. I gioielli, ad oggi, non sono stati recuperati.
Le falle strutturali emerse nel rapporto
- Scelte finanziarie e priorità discutibili. La Corte dei Conti ha evidenziato come la direzione del museo abbia concentrato risorse su progetti ad alto impatto visivo — acquisizioni, esposizioni e ammodernamenti estetici — trascurando sicurezza, manutenzione e prevenzione. Tra il 2018 e il 2024 sono stati spesi oltre 105 milioni di euro per nuove opere e 63,5 milioni per allestimenti, mentre solo 26,7 milioni sono stati destinati a lavori di manutenzione e appena 3 milioni al piano di sicurezza generale.
- Videosorveglianza parziale e ritardi cronici. Fino al 2024, soltanto il 39% delle sale del museo era coperto da telecamere a circuito chiuso. La sezione Denon, che ospita la Gioconda, raggiungeva un tasso del 64%, ma altre aree come Richelieu restavano sotto il 25%. Le installazioni, afferma il rapporto, venivano completate “solo quando le sale erano oggetto di restauro”, rallentando di fatto ogni aggiornamento tecnologico.
- Piani antincendio e infrastrutture obsolete. Il documento denuncia inoltre che il piano di prevenzione incendi, progettato oltre vent’anni fa, non è mai entrato pienamente in funzione. L’edificio, patrimonio architettonico di eccezionale valore, presenta impianti datati e sistemi di allarme non conformi agli standard moderni.
Conseguenze e ricadute sull’immagine del museo
Con un afflusso di 8,7 milioni di visitatori nel 2024 e un budget operativo di 376 milioni di dollari, il Louvre rimane un’icona mondiale dell’arte. Il furto di ottobre ha sollevato interrogativi sulla capacità dell’istituzione di proteggere il proprio patrimonio anche dal punto di vista fiduciario (se pensiamo alle varie mostre che vengono allestite settimanalmente e non solo alla Monna Lisa che, da sola, potrebbe pareggiare il PIL di un piccolo stato. Funzionari, sindacati e parte dell’opinione pubblica parlano di un danno d’immagine difficile da riparare. Anche il ministro della Giustizia Gérald Darmanin ha definito l’episodio “una figuraccia per la Francia”, aggiungendo ovviamente che i protocolli di sicurezza “non hanno funzionato”. Diciamo che ce ne siamo accorti ampiamente.
Il rapporto formula dieci raccomandazioni operative: aumentare i prezzi dei biglietti, ridurre le acquisizioni, potenziare i sistemi digitali e rafforzare i controlli interni. Il piano di rinnovamento in corso — denominato “Nouvelle Renaissance” — è stato ritenuto economicamente insostenibile, tanto per cambiare. Tra le iniziative previste figurano un nuovo ingresso per alleggerire l’afflusso alla piramide di vetro e una sala sotterranea dedicata esclusivamente alla Monna Lisa, accessibile con biglietto separato.
La direttrice Laurence des Cars ha ammesso che al suo arrivo nel 2021 la sicurezza “era in condizioni allarmanti”, e ha promesso di adottare la maggior parte delle misure indicate, cosa che come spesso accade, succede dopo il fatto. Anche i francesi non si smentiscono, da questo punto di vista. Il ministro della Cultura Rachida Dati ha disposto la creazione di un dipartimento interno dedicato alla sicurezza museale. Insomma, nomine su nomine, ruoli su ruoli come se la responsabilità (individuale o di gruppo) fosse l’unica verità da cercare dietro un furto del genere, e non l’arte perduta in sé come patrimonio del bene comune. Sufficiente per far saltare qualche nomina, chiudere un occhio e andare avanti come se niente fosse successo. Cosa sono in fondo i musei se non luogo di custodia e cura? Permetteteci lo sfogo.
Nonostante l’audit sulla sicurezza fosse iniziato già nel 2015, i lavori di modernizzazione non sono ancora stati conclusi. Secondo le previsioni ufficiali, la completa installazione delle nuove tecnologie di sorveglianza sarà ultimata soltanto nel 2032. Alcuni interventi — come l’ampliamento del cablaggio, la posa di barriere anti-veicolo e la copertura integrale con telecamere esterne — potrebbero richiedere fino al 2030.





