L’asta di Bonhams non sarà soltanto un’occasione commerciale: rappresenterà il ritorno alla ribalta di un’opera che sintetizza uno dei momenti più lirici della carriera di David Hockney
Il 19 novembre, New York sarà teatro di un appuntamento di rilievo per il mercato dell’arte contemporanea. La casa d’aste Bonhams metterà in vendita un’opera di David Hockney che segna uno dei momenti più intensi della sua produzione: Courtyard, Palace of Carlos V. Alhambra, Granada (Second Version), realizzata nel 2004. Il dipinto, eseguito ad acquerello su due fogli di carta per un totale di circa 75 per 211 centimetri, porta la firma «D.H. 04» e proviene da una collezione privata, apparendo per la prima volta in asta. La stima preliminare colloca il lavoro tra 1,2 e 1,8 milioni di dollari.
Il fascino della luce di Granada
L’opera prende spunto dal cortile del Palazzo di Carlo V, all’interno dell’Alhambra, uno dei complessi più emblematici dell’architettura ispano-moresca. Ma il soggetto, più che documentare un edificio, diventa per Hockney un esperimento percettivo. Nelle sue mani, la luce andalusa si trasforma in materia di riflessione: filtra fra le colonne, si spezza sul pavimento curvo e si ricompone nel cielo limpido che chiude la scena. L’artista sembra indagare come il tempo e lo spazio possano convivere nella stessa superficie pittorica, con le ombre che ruotano e le prospettive che si deformano per restituire la sensazione di un momento sospeso.

L’incontro tra la luce di Granada e la mano dell’artista britannico diventa un dialogo fra culture e sensibilità, un omaggio al potere ancora vivo della pittura nel XXI secolo. Che il prezzo finale superi o meno le previsioni, ciò che resta è la forza poetica di un gesto che riafferma il valore del guardare — lentamente, consapevolmente, con mano, occhio e cuore
Un richiamo diretto al dialogo che l’artista instaura con la luce e lo spazio si ritrova anche nel celebre dipinto Christopher Isherwood and Don Bachardy (1968), in cui l’ambiente domestico diventa teatro di percezione visiva.
Il ritorno all’acquerello come gesto di libertà nelle mani di Hockney
All’inizio degli anni Duemila, Hockney decide di tornare a un medium tradizionalmente considerato “minore”: l’acquerello. Per un pittore ormai consacrato dai grandi cicli a olio e dalle sperimentazioni digitali, la scelta assume un significato quasi polemico. In un periodo in cui la pittura doveva difendere la propria legittimità nell’era dell’immagine elettronica, Hockney riscopre la manualità e la rapidità del gesto, dichiarando di aver scelto l’acqua per “sentire il flusso che parte dalla mano”.
Questo lavoro rappresenta dunque una fase di rinnovamento: l’artista esplora la trasparenza e la fluidità del colore come veicolo per ridefinire il rapporto tra visione e realtà, tra osservazione e invenzione.
Il nome di Hockney continua a occupare una posizione di rilievo tra gli artisti contemporanei più apprezzati dai collezionisti. Nel 2023 Sotheby’s ha stabilito un record per i suoi acquerelli con la vendita di View From Terrace III (2003) a 7,2 milioni di dollari. Anche se la stima di Courtyard, Palace of Carlos V appare più contenuta, la provenienza da una collezione privata e l’assenza di precedenti apparizioni sul mercato rendono il lotto particolarmente appetibile. Gli acquerelli di Hockney, pur meno spettacolari rispetto ai grandi dipinti a olio, stanno guadagnando un ruolo crescente, rappresentando la parte più intima e sperimentale del suo linguaggio.
Un momento chiave nella carriera dell’artista
L’acquerello dell’Alhambra segna un punto di svolta nella ricerca di Hockney: da un lato testimonia la volontà di rimettersi in gioco attraverso un mezzo più essenziale, dall’altro celebra l’incontro tra l’occhio occidentale e la luce del Mediterraneo. L’artista, nato a Bradford nel 1937, ha spesso mostrato un interesse per la percezione e per le modalità con cui lo sguardo organizza lo spazio. Qui, la struttura circolare del cortile di Carlo V si trasforma in metafora visiva della visione stessa: il mondo visto come una costruzione in movimento, mai del tutto stabile, sempre aperta all’interpretazione.
Attese e prospettive per l’asta
Gli osservatori seguiranno con attenzione se il valore finale supererà la soglia alta della stima iniziale. La risposta del mercato potrà chiarire fino a che punto gli acquerelli di Hockney siano ormai considerati opere “maggiori”, capaci di competere con i lavori su tela. Altri elementi da monitorare saranno l’interesse internazionale dei collezionisti e l’eventuale impatto di questa vendita sul prezzo medio delle opere su carta dell’artista.
In molti vedono in questo lotto un banco di prova per valutare la solidità della domanda di lavori che uniscono raffinatezza tecnica e profondità concettuale.
In un’epoca in cui la velocità delle immagini digitali sembra ridurre l’esperienza del vedere a un gesto distratto, Hockney propone una contro-narrazione fatta di lentezza e attenzione. L’acquerello, con la sua natura fragile e immediata, diventa per lui una metafora della concentrazione: ogni pennellata richiede precisione, ogni errore diventa parte del processo. Courtyard, Palace of Carlos V non è solo una rappresentazione di un luogo, ma un esercizio di consapevolezza visiva.





